Ripartire dall’umano: raccontare la bellezza del Msac nella Chiesa

Intervista a Don Lorenzo Dall’Olmo,
assistente diocesano Msac della diocesi di Vicenza

Ci risponde al telefono alla fine di un incontro con il suo circolo Msac. L’appuntamento, in preparazione alla Pasqua, era sul tema delle migrazioni, in riflessione a partire da alcuni racconti da Lampedusa: “Due esperienze molto simili che ci interpellano e ci chiamano all’azione”, ci dice. don Lorenzo Dall’Olmo, che definisce “amore a prima vista” l’incontro che ha fatto lui con il Msac, è assistente del circolo diocesano vicentino da 5 anni e ci racconta del suo servizio con vero entusiasmo msacchino.

Come sei finito a fare l’assistente del Msac? 

Un po’ come tutti i preti, 7 anni fa sono stato chiamato dal vescovo ad accompagnare il Settore giovani; dopo un periodo di affiancamento a chi mi ha preceduto, ho iniziato a seguire personalmente anche il circolo diocesano del Msac. Il ruolo dell’assistente non può e non deve essere ingombrante, ma deve accompagnare come presenza, consiglio, supporto. Le idee poi si costruiscono insieme, in un dialogo alla pari. Sento che come prete ho la possibilità di sperimentare attraverso il Msac l’ascolto diretto dei giovani. Siamo noi adulti che spesso teniamo il timone, ma in questi anni ho fatto esperienza di lavoro d’équipe, lasciandomi formare sulle tematiche del mondo della scuola e non solo. Credo che il Msac sia una scuola di corresponsabilità e di laicità. Tutta l’Ac lo è, ma in modo particolare il Msac.  

In che modo il Msac è bellezza per la Chiesa e come può esser valorizzato nella Chiesa? A volte sentiamo il rischio di tenere solo per noi una bellissima testimonianza che andrebbe diffusa molto di più a livello ecclesiale…

Il rischio di formare i nostri gruppi e di non uscire c’è. Il tema è proprio quello della chiesa in uscita. La scuola è un luogo di frontiera oggi, dove come chiesa possiamo incontrare tutto il mondo: sia chi frequenta e che fa parte delle nostre associazioni, sia chi ne sta lontano. Dal Msac questo la chiesa può ricevere: lo sguardo e l’attitudine capace di fare da ponte e da collegamento con la realtà dei giovanissimi che vivono – soprattutto in questi tempi di pandemia – una fase particolare.

Tornando alla scuola, come vedi il rapporto tra gli studenti e la spiritualità? Come possiamo camminare insieme ai nostri compagni di scuola in un percorso di crescita anche spirituale? 

Bella domanda! Credo dobbiamo incontrarci sull’umano. Per intendere lo spirituale non dobbiamo ridurre lo spirituale a qualcosa che riguarda solo il religioso e i riti. Se invece per spirituale intendiamo tutto l’umano, allora tutti gli msacchini possono essere catalizzatori di riflessioni sui temi di attualità, giustizia,  scuola e politica. E questo lo possiamo fare a partire dal dialogo e dal confronto. A partire da questo gli msacchini possono diventare testimoni della loro fede. Gli studenti del Msac sono tutti in cammino, ma allo stesso tempo raccontano con il proprio entusiasmo la voglia di andare a fondo nelle questioni di senso, e questa è già una bella testimonianza del desiderio di essere in ricerca.

Cosa vuoi dire a chi parteciperà al Congresso? 

Saluto e ringrazio non solo i ragazzi del Circolo di Vicenza, ma tutti gli msacchini per il loro impegno nonostante i tempi difficili. Tenete duro! Tutti gli abbracci e le esperienze che oggi condividiamo a distanza, li vivremo presto in presenza e saranno linfa per ripartire in tutti i sensi.

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