Il valore del congresso nazionale Msac nell’AC: generare speranza nuova per tutta l’associazione.

Intervista a Matteo Truffelli, Presidente Nazionale ACI

Qual è il valore del congresso Msac per l’AC? Possiamo dire che ripartire dal congresso nazionale del Msac possa rappresentare una ripresa per tutta l’associazione? È davvero possibile?

In un certo senso potremmo dire che l’AC non deve ripartire, perché, in realtà, non si è mai fermata. Anche in questo anno così complicato ha continuato ad accompagnare e sostenere la vita delle persone: dei giovani e dei ragazzi, come degli adulti e degli anziani. Anche l’AC ha dovuto inventarsi strumenti e metodi nuovi, creativi, un po’ come è stato per la scuola, che ha dovuto imparare in fretta a utilizzare la didattica a distanza. Ma era troppo importante non tirare i remi in barca, perché in un momento difficile come quello che stiamo vivendo c’era più bisogno di AC, non meno: quello che stiamo vivendo non è un tempo “dimezzato”, in attesa di tempi migliori. È il nostro tempo: da vivere appieno, senza aspettarne un altro. Non c’è dubbio, però, che tutti speriamo ci siano presto le condizioni per tornare “in presenza” anche in AC, proprio come per la scuola. E quando questo avverrà, sarà importante partire con ancora più slancio, con ancora più capacità di coinvolgere le persone, con orecchie e occhi attenti per ascoltare e vedere i loro bisogni, condividere i sogni che abitano il loro cuore. Allora ci sarà bisogno di tanta creatività, tanta passione, tanta generosità, da parte di tutta l’associazione. E di creatività, passione e generosità il Msac ne ha da vendere. Per questo il Congresso del Msac è importante per tutta l’AC: perché le scelte che farete pensando al modo di abitare la scuola nei prossimi mesi e nei prossimi anni sono fondamentali per tutta l’AC, che con voi e grazie a voi potrà entrare in aula, tra i banchi, per essere anche lì seminatori di speranza

Quale sfida/e deve raccogliere il Msac nel prossimo triennio? 

È importante portare con noi le tante lezioni che la pandemia ci sta consegnando. Senza accontentarci di ritornare a fare tutto quello che facevamo prima e come lo facevamo prima. Penso ad esempio a quanto i mesi passati ci hanno insegnato sull’importanza di semplici gesti di vicinanza, di condivisione, di solidarietà. Alla consapevolezza che abbiamo maturato circa l’utilità degli strumenti digitali, che possono essere una grande risorsa se ne facciamo un uso critico ed equilibrato. Penso alla nostalgia che l’isolamento ha fatto sorgere in tanti di noi nei confronti della preghiera comunitaria, vissuta spalla a spalla, ma anche alla riscoperta della bellezza e della forza della preghiera personale, nella quale possiamo accompagnarci tutti insieme. E penso, ancora, al senso di responsabilità che abbiamo maturato nei confronti delle nostre comunità di appartenenza, la città, la scuola, il mondo: abbiamo visto quanto queste realtà collettive possono essere fragili, indifese, ma anche quanta resistenza si genera dentro di esse. Al Msac, come a tutta l’AC, spetta il compito di tradurre tutto questo in esperienze nuove di fraternità, di impegno per migliorare le cose, di condivisione della gioia che nasce dal Vangelo. 

Hai accompagnato l’associazione per diversi anni, e hai sicuramente avuto modo di osservare le trasformazioni del Movimento nel tempo. Come hai trovato il Msac all’inizio e come lo lasci?

Sette anni fa, quando sono diventato Presidente nazionale, l’ho trovato in gran forma, vitale e coinvolgente, pieno di passione e di dee, di ragazzi e ragazze in gamba. Oggi lo lascio ancora più vivace, ancora più consapevole di sé, ancora più desideroso di camminare insieme all’associazione. Insomma, pronto per fare un altro balzo in avanti!

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